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I miei romanzi sono tutti disponibili su Kindle |
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"Una storia, quella che offre Marco
Cima,
dove il contenuto non è marginalizzato e dove
l'analisi sintetica risponde in modo
esauriente
ed efficace a una domanda
innescata da un bisogno sempre crescente di
leggere il passato attraverso griglie di lettura
integrate che permettono di coniugare
conoscenze scientifiche, resti materiali
e fonti scritte".
(Riccardo Francovich - Univerità di Siena)
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Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 448
Pubblicato per i tipi delle Edizioni
Nautilus
Disponibile du Kindle
Prima edizione - Torino, 2020
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La pecora nera
Lo scenario del romanzo è quello del Canavese occidentale, terra marginale, racchiusa tra le alte propaggini della pianura e l’immensa cerchia di montagne che la sovrasta.
La cadenza spazio-temporale tocca un capitolo della storia medievale dove in nome di una presunta salvaguardia dei dogmi di fede si mandano a morte migliaia di donne in tutto il mondo.
Scene crude ma drammaticamente vere contrastano con le prerogative di pochi eletti a cui tutto è concesso e tutto è dovuto, in un contesto rurale dove umili contadini vivono della terra e cercano in ogni modo di migliorare le condizioni di vita.
La protagonista è una giovane troppo bella per essere una popolana ed è soggetta al clima di oppressione nel quale vive ma cerca di sottrarsi a un destino apparentemente segnato. Sulla difficile strada da percorrere incontra un caleidoscopio di personaggi e situazioni ove emergono mentalità, credenze e abitudini paradigmatiche di uomini e donne alla fine del Medioevo.
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Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 436
Pubblicato per i tipi delle Edizioni
Nautilus
Disponibile su Kindle
Prima edizione - Torino, 2018
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La cadenza d'inganno
Nella vita
di Alessandro, uno studente del Conservatorio dotato di particolare talento,
irrompe il dramma insensato della guerra.
L’adolescenza
viene ferita dal rifiuto imposto dalle leggi razziali e l’avvenire oscurato da
violenza e segregazione.
La storia,
ricostruita con una paziente indagine, emerge grazie a una serie di
testimonianze, ognuna delle quali mette a fuoco un frammento.
Leggere il
romanzo è come dipanare una matassa tra la città e gli angoli remoti di una
campagna appartata, dove gli echi della guerra giungono attutiti come un
semplice rumore di fondo, fino a quando la situazione precipita e il conflitto
entra nel cortile di casa. A quel punto è la montagna con i suoi luoghi aspri,
quasi inaccessibili, a offrire un asilo estremo, dove il giovane ritrova la
forza per guardare al futuro.
La
narrazione si addentra nelle peggiori manifestazioni degli istinti umani
scatenati dalla più infame vicenda politica del Novecento, ma accanto a questi
fatti, duri come pietre, emergono episodi di grande umanità in grado da soli di
riscattare un’intera generazione.
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Longobardi a Belmonte
Accurato lavoro di archeologia svolto sull'importante sito altomedievale di Belmonte (comuni di Pertusio, Prascorsano e Valperga) in Provincia di Torino. cuni
capitoli del volume sono dedicati all’inquadramento territoriale del sito e qui
emerge la storia tardoantica e altomedievale dell’alto Canavese, con il grande
abitato di Canava che scomparirà nell’XI secolo cedendo il nome al territorio,
ma anche il ruolo della valle Orco quale sede di transumanza estiva e di bacino
minerario. Oltre a delineare la storia del complesso difensivo, il volume
analizza nel dettaglio vari aspetti delle vita quotidiana e dell’economia,
facendo emergere casi di studio sulla struttura materiale delle abitazioni e
sulle tecnologie lette nei resti della fucina scoperta in adiacenza del muro di
cinta nell’estremità occidentale del castrum.
Il volume è
curato da Gabriella Pantò e Marco Cima e conta quattordici contributi di
specialisti volti a ricostruire l’archeologia del colle di Belmonte tra età
romana e altomedioevo, riscrivendo la storia dell’Alto Canavese nel travagliato
periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente alle trasformazioni
sociali e politiche dei primi secoli del medioevo.
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La
casa dei Colli
La Casa dei Colli è il romanzo d'esordio
di Marco Cima. Il libro è tratto dalla storia vera di una famiglia di
contadini. Le vicende si snodano tra le montagne canavesane e la
sconfinata frontiera americana, nel complicato mondo di fine Ottocento.
Campagne avare e miniere divoratrici di braccia segnano il destino
degli uomini che tentano in ogni modo di aprirsi un varco verso il
benessere, talora sfidando l’ignoto in avventurosi viaggi oltre oceano.
Accanto alle difficoltà della vita, la storia evidenzia le
complicazioni sentimentali dei protagonisti. Amori capaci di travolgere
intere famiglie si mescolano alle vicende quotidiane di un mondo
contadino arcaico a cui giunge l’eco delle prime lotte operaie.
L’autore arriva al romanzo dopo lunghi e approfonditi studi sulla
cultura contadina, sull’ambiente minerario e sull’etnografia. Ne
scaturisce un libro capace di offrire al lettore suggestioni profonde
di un mondo legato alla terra e alla famiglia, substrato fondamentale
del Piemonte dei nostri giorni. Il libro ha interessato notevolmente il
pubblico americano per la capacità dell’autore di ricostruire le
dinamiche sociali e le strategie familiari che sono alla base del
gigantesco fenomeno migratorio che ha interessato tutti i paesi
d’Europa tra Otto e Novecento, verso l’America, vissuta
nell’immaginario collettivo come una terra dell’oro, ma che spesso si
rivelava piùdifficile e avara di quella che avevano lasciato.
Disponibile anche in Kindle e-books Edizioni Nautilus
Click here for the English translation of La casa
dei Colli from the online publisher, Xlibris. |
Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 464 con inserto storico a colori
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni - Torino, 2001, 2008 |
Il segreto del Codice Miniato
Le vicende narrate nel libro abbracciano
un ventennio intorno all’anno Mille e riguardano la più bella pagina di
storia del nord-ovest italiano, quando questa terra marginale,
incuneata nella grande cerchia occidentale delle Alpi, produce un re.
Arduino marchese di Ivrea e re d’Italia è un personaggio controverso.
Ha l’ardire di opporsi con un certo successo ai poteri forti del suo
tempo, il papato e l’impero, e riesce a governare le terre Italiche per
oltre un decennio.
Le vicende di questo re guerriero, dal sapore epico, in un certo qual
senso, sigillano il mondo antico. Dopo i fatti d’arme nel teatro
appartato di Sparone, nel cuore del Gran Paradiso, niente sarà più come
prima.
In questo sfondo di grandi lotte e di cambiamenti si svolge la storia
privata di un giovane pictor dello scriptorium vescovile di Ivrea, costretto a fuggire e ad arruolarsi nell’esercito
arduinico. Attraverso varie vicissitudini, diviene il testimone
privilegiato di molti episodi che costellano questa pagina di storia
nella quale il Nord-Ovest italiano assume rilevanza europea.
Il libro vuole essere un affresco a tinte forti del Canavese
altomedievale, dove i luoghi, i monumenti e i personaggi sono collocati
con stretto rigore storico.
Gli episodi cruciali della vicenda umana e politica del re Arduino
d’Ivrea s’intrecciano in maniera sorprendente con quelli del discepolo
prediletto di un pictor, (il maestro del Sacramentario di
Warmondo), famoso miniatore, che nasconde segreti d’arte e tesori
d’inestimabile valore.
Ne scaturisce un romanzo avvincente,
denso di colpi di scena, che indaga a fondo il rapporto maestro –
discepolo in un particolare momento formativo delle grandi scuole
medievali nelle quali si distilla con sapienza la cultura degli antichi.
Disponibile anche in Kindle e-books Edizioni Nautilus
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Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 416
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus Disponibile su Kindle
Edizioni 2003, 2010 |
La Valle del Paradiso Perduto
Marco Cima pubblica il terzo romanzo
senza tradire la sua vocazione di scrittore profondamente legato al
Canavese. Dopo “La casa dei Colli” e “Il segreto del codice miniato”,
l’autore avvicina il grande pubblico, com’è sua abitudine, con una
storia vera ricostruita in forma di romanzo. La vicenda è incentrata su
un fatto di cronaca che si sviluppa tra la primavera del 1701 e il
corrispondente periodo dell’anno successivo, nel Piemonte in stato
pre-bellico per l’incipienza di una terribile guerra che condurrà le
truppe di occupazione a scorrazzare per le sue terre.
Il fulcro della vicenda è la valle Soana, ma molti fatti accadono nel
contesto più ampio: a Pont, a Cuorgné o a Castellamonte. Sullo sfondo:
Fucine e assaggi di miniera in una delle più suggestive valli del Gran
Paradiso, oltre alla monumentale fabbrica di paioli in rame di Glaudo
Calvi a Ronco, recentemente trasformata in museo dal Parco Nazionale
del Gran Paradiso.
Le Alpi, con la loro cospicua presenza continentale, rappresentano un
ambiente appartato, spesso marginale, nell’ambito del quale si
conservano, più che altrove, tradizioni e retaggi culturali antichi,
così come un’innata fierezza della gente, talora motivo di avversione
alle istituzioni e alle loro regole. Gli uomini della montagna,
forgiati dalla severità dell’ambiente, si sentono più liberi ed è su
questa presunta maggiore libertà che s’innesta un fatto di cronaca con
conseguenze molto gravi, ispiratore del romanzo. L’autore, con
l’occasione, ricostruisce l’ambiente sociale e la mentalità della gente
delle montagne canavesane tra XVII e XVIII secolo. Completa l’opera,
un’affascinante ricostruzione etnografica dei luoghi e delle attività
agro-pastorali e artigianali.
Per rendere più avvincente la storia, Marco Cima inventa un minuscolo
personaggio testimone-protagonista di una successione impressionante di
fatti, tali da preoccupare le massime autorità del ducato.
Viceversa, tra le pagine del romanzo si vedono passare molti personaggi
storici come il conte Carlo Morizio Valperga, altezzoso feudatario del
luogo, il suo vicario Giorgio Reordino, oppure il colonnello di
cavalleria Trottis, che per diversi mesi acquartiera il suo
distaccamento a Cuorgné, ma anche l’umile credendario Giovan Battista
Ferpot, coinvolto suo malgrado nei fatti di cronaca, o il luogotenente
Bartolomeo Rocho.
Il romanzo è steso
in una buona prosa fluente e la narrazione sapiente rende
particolarmente gradevole la lettura. |
Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2005, 2009
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Il vento della Tribolazione
Marco Cima compone il romanzo traendolo
da documenti rinvenuti casualmente e con maestria racconta la complessa
vicenda di una famiglia con le sue storie segrete, gli amori e le
aspirazioni, nel cruciale momento in cui i giovani passano attraverso
la terribile esperienza della Grande Guerra. Si tratta di personaggi
del mondo contadino, cari all’autore, che conducono il lettore
attraverso un intricato itinerario nelle storie personali, talora
intrise dei drammi epocali del primo Novecento.
Gli scenari sono quelli delle mura domestiche e delle campagne di un
villaggio nel cuore delle montagne canavesane, ma anche i terribili
campi di battaglia dell’Isonzo, del Col di Lana, del Pasubio e del
Monte Grappa, dove tuonano le bombarde e si diffondono in silenzio i
gas letali, mentre poveri soldati-contadini si trucidano all’arma
bianca guardandosi negli occhi.
Il giovane protagonista, classe 1896, appartenne alla sfortunata
schiera di uomini destinati a combattere una guerra terribile, che
soltanto in Italia provocò oltre seicentomila morti.
I documenti riguardano minuscoli frammenti di una vicenda umana e sono
talora agghiaccianti. Da essi si evince una giovinezza espropriata del
futuro e della speranza.
La storia è quella di un giovane maestro divenuto ufficiale, la cui
epopea s’intreccia con quella dei fratelli, anch’essi soldati, e con le
vicissitudini di una povera orfana, fuggita dalla valle durante una
drammatica alluvione e poi divenuta crocerossina in un ospedale
militare a ridosso del fronte, dove in circostanze molto particolari
reincontra vecchi compagni di scuola e conoscenti.
Il romanzo è attraversato da segreti gelosamente custoditi, fino
a quando le profonde trasformazioni indotte dalla guerra ne sfumano i
contorni e li svelano.
La vicenda è narrata con identità e
luoghi d’origine mutati, per le ovvie opportunità di riservatezza, ma
l’ambiente e le vicende belliche sono reali. |
Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 448
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni Torino, 2006 |
La Rovina
Il rinvenimento fortuito di un carteggio
con quasi 300 lettere scritte da cinque membri della stessa famiglia
tra il 1857 e il 1921 ha suggerito la stesura di un singolare
romanzo-verità, con il quale Marco Cima indaga, ancora una volta il
mondo contadino e l’epopea dell’emigrazione, penetrando i segreti di
questa famiglia di montanari, attraverso le lettere che corrono
tra la borgata Montepiano di Locana e le più impensate località del
mondo tra Russia, Tuchia, Argentina, Cile, Brasile, Stati Uniti,
Francia e Svizzera, dove i membri della famiglia si recano a più
riprese in cerca di fortuna.
Alla fine il lettore scoprirà che questo singolare e suggestivo
romanzo-verità è stato scritto inconsapevolmente da Domenico Moletta,
Caterina Giacherio Moletta, Battista Moletta, Caterina Moletta
Bertolino, Giovanni Bertolino, attraverso le loro lettere, a partire
dagli anni del matrimonio di Caterina Giacherio di Montepiano, con
Menico Moletta del Freidiss, fino alla loro scomparsa. Questo
eccezionale archivio familiare accompagna tutta l’esistenza dei due
protagonisti e dei loro figli, documentando momenti di abbondanza e
gravi crisi alle quali credono di sfuggire cercando fortuna lontano da
casa, con viaggi avventurosi, non privi di insidie.
I temi sono, ancora una volta, quelli delle complicate vicende
sentimentali dei protagonisti e l’interesse gretto per il denaro e per
la roba. Questi aspetti, apparentemente antitetici, s’intrecciano in un
quadro di consuetudini antiche a cui è legata la famiglia e la comunità
all’interno della quale la storia si svolge, in quell’atmosfera incerta
e inquieta di fine Ottocento, alla quale i protagonisti credono di
potersi sottrarre emigrando. L’autore, in un attento lavoro di cesello,
si limita a ordinare le copiose informazioni che derivano dal fitto
carteggio e ad esporle secondo una cadenza accattivante, assegnando ad
ognuno dei protagonisti il proprio ruolo e la propria fisionomia,
tratta senza alterazione dagli scritti.
Ne deriva uno spaccato familiare particolarmente vivo, dove le lettere
emergono come la voce stessa dei protagonisti, perforando il racconto,
con il loro carico di messaggi, talora anche drammatici, che l’autore
offre al lettore senz’alcuna intermediazione. |
Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2008, 2011
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La terra della Discordia
Marco Cima con questo romanzo storico
racconta una pagina drammatica della storia canavesana. Il Medioevo è
contrassegnato da grandi e piccole guerre, tutte cruente e nefaste,
soprattutto per la popolazione civile. Il Canavese ha vissuto la sua
stagione peggiore negli oltre cinquant’anni tra il 1338 e il 1391. Già
alla fine del Duecento questa terra fu segnata da gravi contese e da
guerre provocate dal marchese Guglielmo di Monsferato, detto
Spadalunga, che morì prigioniero degli alessandrini, chiuso in una
gabbia di ferro appesa fuori dalle mura, esposto alle intemperie e al
pubblico ludibrio.
Questi accadimenti dovettero essere davvero gravi se addirittura Dante
ricorda questa terra nel Purgatorio (Dante – Purgatorio VII, vv, 133,
136), commiserandola:
“Quel che più basso tra lor s’atterra,
guardando in suso, è Guglielmo Marchese
per cui e Alessandria e la sua guerra
fa pianger Monferrato e Canavese…”
Dopo le vicende cantate da Dante trascorse qualche decennio di calma
apparente, poi, nel triennio 1338 – 40, le terre canavesane furono
dilaniate da una guerra cruenta che oppose il partito dei guelfi ai
ghibellini. Queta terribile contesa venne raccontata da Pietro Azario
nel “De Bello Canepiciano”.
Le vicende di questa guerra fanno da
sfondo alla storia di un minuscolo personaggio che si muove nel grande
teatro delle valli e della pianura canavesana, talora intersecando
fatti politici e accadimenti militari, altre volte semplicemente
vivendo momenti di vita quotidiana in una società che stenta a trovare
la strada, ove emergono spunti folklorici e tradizioni antiche.
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Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 432, 42 illustrazioni in bianco e nero
Pubblicato per i tipi delle Edizioni
Nautilus
Disponibile su Kindle
Edizioni 2010, 2012
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La
Via Maestra
Una storia, raccolta per caso, ha fornito
l’ispirazione per un romanzo avvincente ambientato tra l’Italia e
l’Etiopia, la nuova colonia imperiale conquistata nel 1936.
I fatti narrati rimandano alle vicende di una giovane donna che
abbandona gli agi di una famiglia borghese per seguire l’uomo di cui si
è perdutamente innamorata in un’avventura rocambolesca tra strepitose
conquiste e rovinose cadute.
Sullo sfondo si muovono importanti personaggi storici e si susseguono
gli eventi, spesso drammatici, della più recente storia coloniale
italiana.
Lo scrittore, coglie l’occasione della storia per raccontare il mondo
delle industrie canavesane dello stampaggio dalle quali si muovono i
personaggi della storia: giovani ed esuberanti sognatori. Questi, dalla
piccola valle del Viana raggiungono le lontane terre del Corno
d’Africa, dove vivono un’effimera stagione di potenza, prima che quella
terra si richiuda su se stessa, generando atroci vendette a danno dei
conquistatori.
La storia si addentra nei drammi personali e collettivi di una terra
suggestiva e crudele, dove i membri di una famiglia, lacerati dalla
separazione forzata, trovano la forza per sopravvivere e individuano la
via maestra verso la madrepatria lontana e la salvezza.
Come tutte le storie di Marco Cima, anche questa è costruita
all’interno di fatti e accadimenti storici rigorosi dove si configurano
singolari vicende personali veramente accadute, in un’epoca nella quale
vengono giocati sul tavolo dello scontro armato sia i destini delle
nazioni europee, sia quelli delle lontane colonie. |
Romanzo
Formato 15x21 cm, pagine 752, 3 illustrazioni in bianco e enero
Pubblicato per i tipi delle Edizioni
Nautilus
Disponibile su Kindle
EDdizioni 2014, 2016 |
Le
ore segrete
L'affresco letterario del Canavese,
avviato oltre vent'anni fa con il romanzo d'esordio "La Casa dei
Colli", si arricchisce di un nuovo tassello: l'ottavo. Ancora una
vicenda reale scovata in seguito a lunghe ricerche, che diviene romanzo
ed è calato con estremo rigore nelle maglie della storia europea
d'inizio Ottocento, quando forze mai viste in precedenza si scontrano
in un conflitto fra titani.
Il romanzo è ispirato al diario redatto due secoli fa da un
giovane ufficiale napoleonico. Dalle sue pagine emerge una comlicata
vicenda sentimentale intersecata dagli accadimenti della grande storia
vissuti in prima persona.
Le fortune e i drammatici rovesci, così come le vicende pubbliche e
quelle private dei protagonisti s'intrecciano in una narrazione
scorrevole che coinvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina.
Le vicende narrate sono racchiuse nei tre lustri cruciali per la storia
del Piemonte e per quella europea, a partire dl 1808 - momento di
massimo fulgore del regime napoleonico - segnati da Waterloo e dal
drammatico fallimento della più assurda delle rivoluzioni: i moti
piemontesi del 1821.
L'autore, mentre traccia con precisione i contorni di una trama
complessa, mantiene un'attenzione particoare alla ricostruzione
dell'ambiente culturale e sociale del Piemonte e del Canavese in quel
particolare periodo storico, giungendo a tracciare con maestria un
quadro a tinte forti, dei caratteri e della mentalità dei singoli
personaggi.
La vicenda narrata si svolge per larga misura tra Torino e Rivarolo
Canavese, dove il protagonista torna dopo le tante vicende belliche e
dove organizza una società segreta con la quale spera di battere gli
epigoni della Restaurazione. |
Saga familiare
Formato 17x24 cm, pagine 272
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2007
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Il profumo del ferro caldo
Il profumo del ferro caldo è un nuovo
romanzo verità presentato a un pubblico ristretto il 21 settembre 2007.
Esso contiene la storia di una dinastia industriale sorta nell’Italia
post-unitaria e affermatasi, non senza difficoltà, attraverso 125 anni
di storia,che attraversano le vicende italiane ed europee più salienti.
Quando la Massucco Industrie festeggia il centoventicinquesimo
anniversario della sua storia quotandosi in borsa, l’autore produce
questo libro per ora fuori commercio, attraverso i diari di un membro
chiave della famiglia e i ricordi dell’amico Alberto Massucco e di suo
figlio Andrea. Organizzato come una lunga intervista, il libro dipana
la complessa storia di un’industria sorta in un remoto angolo del
Canavese e giunta a dimensioni continentali con interessi in molti
paesi d’Europa.
Il volume è corredato da un ricco apparato iconografico comprendente
molte immagini storiche riferibili alle lavorazioni plastiche degli
acciai, soprattutto in relazione alle differenti tecnologie dei magli.
Il volume non è in commercio nelel
librerie, ma può essere richiesto al
Museo Archeologico del Canavese, oppure acquistato direttamente sul web
attraverso il sito Edizioni Nautilus. |
Romanzo in lingua inglese
Formato 17x24 cm, pagine 272
Pubblicato per i tipi di Xlibris
Baltimora, 2002
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La casa de' Colli
All of my books and videos have been
written and published in Italian, but I have had one of my favorite
books, La Casa De' Colli, translated into English and published in the
United States.
Click here for the English translation of La casa
dei Colli from the online publisher, Xlibris.
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Saggio storico
Formato 210x297 mm, pagine 176
Oltre 200 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2011
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L'Epopea del Risorgimento
Il volume accompagna l'omonima mostra
realizzata in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia e
propone un excursus storico
tra la Restaurazione seguita alla caduta di Napoleaone Bonaparte e
l'indomani della Grande Guerra, quando tutte le popolazioni di lingua
italiana, ad eccezione del piccolo cantone svizzero del Ticino,
confluirono in un unico grande paese proteso al centro del Mediterraneo.
Un secolo all'interno del quale la configurazione politica dell'Italia
passa dalla frammentazione in piccoli stati assolutisti di origine
medievale, condizionati da una pesante influenza austriaca, all'unità
resa possibile da una monarchia illuminata capace di coniugare gli
interessi dinastici con le istanze unitarie provenienti dai ceti
intellettuali che lentamente contagiano larghi strati della popolazione.
Il filo conduttore che attraversa questo periodo cruciale della storia
del nostro paese è il sacrificio di intere generazioni mosse da
un'intensa tensione ideale e morale volta all'idea di paese retto da un
sistema costituzionale privo di ingerenze straniere, unico responsabile
dei propri destini.
La stesura, attenta a mantenere un taglio divulgativo, pure nella
rigorosa esposizione storica, è coinvolgente e conduce il lettore in un
cammino che prende le mosse dalle frustrazioni libertarie del Congresso
di Vienna, attraversa i fallimenti delle iniziative carbonare e
mazziniane, e si sofferma sugli strepitosi successi della politica
piemontese del quinto decennio del XIX secolo e sui riflussi
post-unitari che interessano drammaticamente il Mezzogiorno, nonché
sulle contraddizioni della politica, fino alle avventure coloniali, per
approdare all'immane tragedia della Grande Guerra. |
Raccolta di saggi
Formato 210x297 mm, pagine 144
Oltre 140 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2010
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Liberty la donna al centro dell'universo
Il
volume che accompagna l'omonima mostra prende le mosse dall'Art
Nouveau, da cui l'italiano Stile Liberty deriva. Si tratta di un
movimento di rottura che guarda al rinnovamento estetico, in linea con
un'epoca nella quale si affermano definitivamente i commerci
internazionali e l'industria multinazionale, principali motori della
società contemporanea.
Il libro sottolinea come in corrispondenza del fiorire di questo stile
vi sia il primo timido ma risoluto passo verso l'emancipazione della
donna per il raggiungimento delle pari opportunità. Analogamente si
registrano continue innovazioni tescologiche e scoperte, anche nel
campo dell'arte, come ad esempio l'enorme sviluppo della fotografia e
la nascita del cinema.
I vari capitoli presentano una rassegna atta a dimostrare come il
Liberty affondi le radici nel grande crogiolo culturale di fine
Ottocento, quando il generale miglioramento della qualità della vita
genera una classe agiata, dedita al godimento delle opere d'arte, per
il semplice piacere di gustarle in un circuito privato fatto di
amicizie, sentimenti comuni ed esclusività. I membri di questa élite
agiscono in maniera del tutto simile ai collezionisti dell'Antichità
che, arricchiti dal latifonndo o dalla mercatura, acquisivano o
commissionavano opere d'arte per il semplice piacere di possederle ed
esporle nelle loro abitazioni, magari costruite secondo i modelli delle
residenze dei sovrani ellenici.
Per enfatizzare questo collegamento ideale tra realtà sociali distanti
venti secoli, l'evento organizzato al Museo Archeologico del Canavese e
ben illustrato nel volume, indaga a fondo il parallelismo culturale che
accomuna le due esperienze, proponendo un percorso originato da una
sezione atta a documentare il collezionismo antico, poi proseguito
all'interno degli aspetti più salienti dell'Art Nouveau europea. |
Storia locale
Formato 210x297 mm, pagine 174
Circa 200 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2008
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Ceresole Reale: Storia di un paese
Ceresole Reale è una "Terra Alta" e di
frontiera, pertanto racchiude in sé valori estremi, che vanno dalla
parlata con componenti franco-provenzali significative a un'economia
indipendente, alimentata per molti secoli dalle cospicue ricchezze del
territorio, fino all' ambiente naturale ricco di risorse e di
peculiarità uniche nel loro genere a livello continentale.
Il libro affronta il problema di una storia locale letta attraverso la
lente dell'Archeologia e della cultura materiale prima ancora che
attraverso i documenti storici, peraltro scarsi per la Valle Orco, per
via di un incendio ottocentesco che distrusse il fondo dei
Consegnamenti presso l'Archivio di Stato di Torino.
Il risultato è un volume che vuole informare il lettore circa le
dinamiche insediative che hanno caratterizzato il solco dell'Orco e in
particolare la testata valliva, prendendo in esame le componenti
economiche che l'hanno definita: dalla monticazione dapprima caprovina
e poi prevalentemente bovina, alla metallurgia, fiorita in questo
ambiente precocemente, ben prima che i grandi complessi industriali
avessero origine. Quando poi le risorse della metallurgia sono venute
meno per la migrazione verso i paesi emergenti delle coltivazioni
minerarie, Ceresole ha saputo trarre ricchezza dalla produzione
idroelettrica di cui il volume traccia la storia.
Il libro è scritto a molte mani, così, intorno al filo conduttore più
propriamente storico e archeologico, s'innestano componenti
specialistiche che toccano la linguistica, la geografia e specifici
accadimenti storici o eventi economici e scientifici che hanno segnato
in maniera indelebile la conca di Ceresole Reale.
Il volume rende anche conto dei passati fasti di questa terra, quando
primeggiava a livello continentale con le più prestigiose località di
turismo montano. Lo stesso volume ci piace pensare che potrà forse
fornire un contributo al complesso programma di rilancio in funzione di
una mutata sensibilità del turista del XXI secolo. |
Biografia
Formato 210x297 mm, pagine 224
Cira 200 illustrazioni (in bianco e enero)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2009
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Di Monte in Monte
Il
volume, curato da Marco Cima, è stato prodotto per accompagnare la mostra seguita alla
scomparsa, alla venerabile età di 96 anni, di don Andrea Oberto,
parroco di Ciconio per oltre cinquant'anni.
Si tratta della pubblicazione ragionata del diario che il sacerdote ha
tenuto tra il 1931 e il 1954, epoca nella quale all'attività apostolica
ha affiancato una notevole attività alpinistica condotta con l'acume
dell'osservatore attento e dello studioso.
Accanto alle pagine redatte di pugno, gli eredi hanno scoperto una
miniera di fotografie (oltre 1.000), rigorosamente collazionate, che
accompagnavano
le ascensioni. Così è stato agevole curare la pubblicazione delle
singole vicende alpinistiche con fotografie spesso irripetibili, in
quanto documenti delle Alpi in un momento nel quale, sia la copertura
nivale, sia l'ambiente antropico, erano profondamete differenti da
quelli attuali. Le montagne descritte da don Oberto godevano di un
clima con una temperatura media annuale inferiore di circa 1°C rispetto
a
quella attuale e questa piccola differenza era sufficiente da sola a
offrire panorami montani che noi, uomini del XXI secolo, non vedremo
mai più.
A documentare la passione dell'uomo per la montagna è significativa la
frase che lui stesso scrive: "Io miro senza posa i ghiacciai... che mi
stanno sopra e una forza misteriosa che non so spiegare ma che sento
viva e imperiosa dentro di me mi spinge verso di essi e già provo una
gioia strana pensando alla possibilità d'immergermi in quel biancore
uniforme, di scutarlo, di dominarlo e possederlo".
Il lettore, attraverso gli scritti di don Andrea Oberto, molti dei
quali sono dei lontani anni Trenta del Novecento, si sorprenderà nel
constatarne la modernità nei contenuti e nello stile letterario:
asciutto e pacato, com'era lui, lineare nell'esposizione e conciso. |
Raccolta di saggi
Formato 210x297 mm, pagine 124
Circa 140 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2007
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Aspetti della vita quotidiana a Pompei
Il
volume accompagna la grande mostra su Pompei realizzata al Museo
Archeologico del Canavese nel 20017 con lo scopo di presentare al
grande pubblico il caso archeologico mondiale della grande città
campana che, nel 79 d.C., insieme a Ercolano subì le conseguenze di una
disastrosa eruzione del Vesuvio.
La drammatica fine di quelle fiorenti città e l'attualità della loro
storia sono ben radicate nell'immaginario collettivo. La
suggestione del dramma è particolarmente intenso quando ci si sofferma
sull'espressione disperata delle vittime immortalate dalla ricaduta dei
lapilli e fissate per sempre nei loro gesti disperati dalle colate di
gesso degli archeologi.
Il libro presenta non soltanto una mostra di reperti, pure bellissimi e
suggestivi, o di pitture parietali che da sole dimostrano la
superiorità degli artisti del I secolo d.C., rispetto alle numerose
generazioni successive, ma anche le problematiche odierne di restauro e
conservazione di quell'immenso patrimonio di Beni Culturali che emerge
dalle ceneri del Vesuvio. Questa impareggiabile carrellata è resa
possibile dai diversi contributi di illustri studiosi che hanno
accettato di scrivere sotto la cura di Marco Cima.
I fatti drammatici del 24 e 25 agosto del 79 hanno sigillato in una
morsa mortale un'intera comunità con le sue città, le vie di
comunicazione e tutto il corredo materiale che accompagna la vita,
dalle sontuose dimore alle più minuscole evidenze. Il volume
approfondisce proprio questo tema.
Tutti i contributi concorrono a costruire un quadro estremamente
preciso
della società e a dimostrare come la cultura, la qualità della vita e
le tecnologie disponibili fossero talmente avanzate e sofisticate da
restare ineguagliate per oltre un millennio. |
Manuale di archeologia
Formato 17x24 cm, pagine 262
Oltre 200 illustrazioni tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 1991
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Archeologia del Ferro
“Archeologia del Ferro” è una sintesi con
la quale Marco Cima tenta la ricostruzione archeologica dei sistemi
materiali e e dei processi per la lavorazione del ferro, dalle origini
alla Rivoluzione Industriale.
Il quadro di riferimento complessivo del volume è quello europeo, anche
se, per la prima volta, i dispersi indizi di una produzione del ferro
in Italia vengono organicamente presentati e la scala diacronica presa
in esame è tale da far pensare a una storia delle tecniche estrattive e
siderurgiche avulse dai contesti sociali.
Il lavoro ha l’obiettivo di offrire a storici e archeologi uno
strumento essenziale, attraverso il quale collocare i diversi processi
di produzione che stanno a monte e a valle di ogni singola fase di
lavorazione, presentando la complessità delle interrelazioni fra
territorio e fucina.
La ricostruzione complessiva è presentata in una sistematica
articolazione per soggetto e quindi in grado di dotare un non
specialista degli strumenti necessari per formarsi un quadro chiaro
della dinamica storica dei processi produttivi e per gli studiosi,
interpretare e reinterpretare le fonti materiali e el fonti scritte su
cui si trovano a lavorare.
Il volume costituisce una sintesi aggiornata di quanto è stato
elaborato, ma soprattutto consente di valutare correttamente e di
evidenziare il valore delle testimonianze materiali di cui il nostro
territorio è ricco, con particolare riferimento ai numerosi casi di
archeologia industriale, talora museificata in parchi
minerario-metallurgici, di cui troppe volte si tengono in
considerazione soltanto le monumentali fasi della Rivoluzione
Industriale, ignorando le fasi produttive meno recenti e gli interi
ecosistemi costituiti dai complessi minerari ancora oggi identificabili
in numerose località.
Il libro costituisce un importante
capitolo monografico di storia della tecnica, dotato di un ricco
apparato iconografica, capace di offrire una griglia di lettura
integrata tra documentazione storica e documentazione materiale. |
Manuale di archeologia
Formato 17x24 cm; pag. 240
oltre 200 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2001
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L'uomo antico in Canavese
“L’uomo antico in Canavese” è un libro di
prestigio che raccoglie i risultati di scavi archeologici e studi del
territorio canavesano eseguiti negli ultimi trent’anni relativamente
alla Preistoria e alla Protostoria del Piemonte nord-occidentale.
Dopo oltre cinque lustri di ricerche l’autore propone una sintesi
completa dei risultati dalla quale emergono con chiarezza le prime fasi
dell’insediamento umano del Canavese che affondano le radici nel decimo
millennio avanti Cristo, quando ancora le vallate delle Alpi
Occidentali erano invase dai ghiacciai dell’ultima glaciazione in
rapido ritiro e le pianure erano frequentate dagli ultimi pachidermi
europei.
Attraverso un testo molto scorrevole e avvincente, mai eccessivamente
tecnico e soprattutto sulla base di rigorose testimonianze
archeologiche Marco Cima ripercorre tutte le tappe dell’uomo antico
canavesano, dalle labili tracce lasciate intorno ai focolari della
Boira Fusca dai cacciatori del Paleolitico Finale, fino alla fondazione
di Eporedia e alla romanizzazione del Canavese occupato dalla tribù
celtica dei Salassi, con capitoli fondamentali sui primi contadini
neolitici e sull’introduzione dei metalli.
Il volume, interamente a colori, è arricchito da oltre duecento
illustrazioni, comprendenti molti reperti di eccezionale fattura
presentati al grande pubblico per la prima volta, oltre alle diverse
ricostruzioni ipotetiche degli ambienti studiati e alle fotografie che
documentano le numerose campagne di scavo condotte sin dalla fine degli
anni Settanta.
Senza dubbio quest’opera è destinata ad assumere un ruolo basilare tra
i testi di Archeologia anche fuori dallo stretto ambito piemontese e
italiano, in quanto presenta per la prima volta una sintesi organica di
quell’immenso periodo di tempo che è la Preistoria e la Protostoria,
per un ambiente cardine per la comprensione delle relazioni culturali
tra i due immensi ambienti del bacino del Po e della Fossa del Rodano,
mediati dal complicato sistema di comunicazioni intervallive della
cerchia occidentale delle Alpi.
Trent’anni di attività sistematiche e coordinate, svolte da molti
ricercatori su un territorio circoscritto e bene identificato, hanno
consentito di scrivere una pagina di archeologia inedita e
fondamentale per la comprensione della storia antica e formativa del
Canavese.
Soltanto pochi decenni or sono il
Canavese era una terra sconosciuta dal punto di vista archeologico, Il
lavoro di Marco Cima consegna definitivamente anche quest’angolo del
nord-ovest italiano alla conoscenza della comunità scientifica
internazionale. |
Saggio a carattere storico-archeologico
Formato 17x24 cm; pag. 488
oltre 400 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2003
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Uomini e terre in Canavese tra età Romana e Medioevo
Marco Cima, con il volume Uomini e Terre
in Canavese tra età Romana e Medioevo completa l’analisi archeologica
del territorio secondo un excursus cronologico avviato con il
precedente (“L’Uomo Antico in Canavese”). Nello specifico, qui viene
indagato il complicato periodo formativo dell’insediamento umano, a
partire dall’età Romana, fino al pieno Medioevo, con un’analisi più
dettagliata, condotta fino al XVIII secolo, del bacino interno
dell’Orco, rivelatosi un ambiente particolarmente conservativo.
L’autore indaga con particolare attenzione periodi storicamente
complicati e poco noti sul piano archeologico, come la tarda età
Imperiale o l’alto Medioevo, cercando di comporre un primo quadro
d’insieme delle conoscenze, al fine di proporre al lettore un’analisi
territoriale completa.
Il libro si propone anche come strumento utile per la pianificazione e
la gestione del territorio, in quanto offre un quadro di conoscenza
dell’archeologia riscontrato a livello di singola entità territoriale.
Oltre centocinquanta missioni di rilevamento territoriale hanno
consentito di analizzare nel dettaglio il territorio canavesano tra il
Lago di Viverone, Volpiano, Piano Audi e la chiusura settentrionale
della catena alpina e di raccogliere un’immensa mole di dati e di
materiali che testimoniano la formazione del tessuto antropico di
questa terra divisa tra la pianura e le grandi vallate.
Studiando nel dettaglio il territorio sono emerse delle peculiarità che
si è inteso presentare ai lettori, come il precoce sviluppo della
metallurgia del ferro a partire dalla metà del I millennio a.C., oppure
le prime testimonianze di manifatture ceramiche attestate in età Romana.
Il rapporto si sofferma sul significato di “area di strada” rivestito
sin dalla protostoria dall’ambiente eporediese e sulle ricadute che
questo ruolo di cerniera alpina ha prodotto sulla formazione del
paesaggio antropico. In contrapposizione l’autore analizza il grande
ambiente dell’Orco appartato e conservativo, all’interno del quale si
sono ritrovate forme insediative antiche, ancora connotate secondo le
prime strutture medievali tipiche della penetrazione nell’ambiente
libero della foresta.
Connettendo la grande massa di dati archeologici e di testimonianze
materiali rilevate sul terreno, è stato possibile individuare anche un
cospicuo patrimonio monumentale in attesa di essere salvato da un
degrado che diverrà presto irreversibile e rispetto al quale la nostra
generazione ha delle responsabilità quanto meno morali.
Nel complesso, si è cercato di collocare nella propria cornice storica
ogni evidenza, anche se talora questo fatto è risultato arduo.
La prima parte comprende una breve
trattazione nella quale si sono confrontati i dati canavesani con la
grande storia, scoprendo talora che anche questa terra marginale,
chiusa tra la pianura e le montagne, con le sue lotte e le sue
contraddizioni, ha contribuito a scrivere pagine importanti di storia
europea. |
Saggio
Formato 15x23
cm, pagine 120
Oltre 130 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2009
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L'Uomo Antico nelle Alpi Occidentali - I cacciatori
dell'età della Pietra
Lavoro firmato da David e Marco Cima. Con questo volume a carattere divulgativo
gli autori intendono presentare al grande pubblico le origini del
popolamento umano nell’arco alpino occidentale e nelle terre adiacenti
sui due versanti, caratterizzati da porzioni significative degli
immensi bacini fluviali del Po e del Rodano. Questo tratto della catena
rappresenta un sorta di cerniera geografica tra le sterminate pianure
continentali e l’ambiente mediterraneo, dove talora si sono fusi
differenti fenomeni antropici, mediando gli apporti della penisola
iberica caratterizzata dalla contiguità con il continente africano, con
quelli provenienti dalla porzione centro-orientale del continente.
L’opera intende offrire una panoramica sul magma formativo della
sterminata vicenda umana che gli archeologi e i paleoantropologi hanno
definito “Paleolitico”, ovvero antica età della Pietra, per approdare
su conoscenze maggiormente consolidate soltanto per le fasi più
recenti, coincidenti con la diffusione delle comunità di Homo
sapiens sapiens alla cui specie anche noi apparteniamo; per
giungere fino alla complicata transizione verso l’esperienza dei
contadini.
La seconda parte del volume si propone
come un manuale di archeologia sperimentale capace di offrire al
lettore visibilità sulle tecniche e sui metodi produttivi tipici delle
più antiche fasi culturali umane: dall’accensione del fuoco alla concia
delle pelli, fino alla produzione della pece o la costruzione degli
archi e delle frecce, senza trascurare l’impareggiabile esperienza
artistica degli uomini del Paleolitico superiore. |
Saggio a carattere storico - archeologico
Volume divulgativo formato 15x23
cm, pagine 160
Oltre 150 illustrazioni (ttutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2012
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Uomini e Terre del Gran Paradiso
Questo lavoro a carattere archeologico e
storico presenta le vicende delle comunità umane che dal Paleolitico
finale si sono succedute nell’ambiente alpino del massiccio del Gran
Paradiso fino ai primi decenni del secolo XX quando viene fondato
l’omonimo Parco Nazionale. L’obiettivo che si prefigge è quello di
divulgare la storia del territorio dell’area protetta. Consci - come
siamo - che il passato di una comunità e di un territorio, anche quello
che risale alle origini del popolamento, sia solidamente sedimentato
nel presente, al punto da caratterizzarlo in maniera determinante,
questa sintesi, almeno in una certa misura, può spiegare le differenze
e le affinità che caratterizzano i diversi ambienti di questo tratto
della catena alpina. Si tratta di un ambiente montano particolarmente
ricco di naturalità e di biodiversità dove l’azione umana, durata
all’incirca 120 secoli, non è stata irrilevante. Vallate che
afferiscono a bacini fluviali divergenti, unite dalla contiguità delle
testate, sono caratterizzate da una cultura alpina che le omologa. Si
tratta di territori oggi considerati lontani, poiché passare dall’uno
all’altro attraverso le strade di fondovalle richiede molte ore di
viaggio su autoveicoli, ma in passato, grazie al fitto sistema di
comunicazioni ancora custodito nella marginalità della montagna, quegli
stessi luoghi erano contigui e condividevano gli accadimenti che il
clima e le vicende storiche imponevano. Questa unitarietà è stata
essenziale per forgiare quella cultura alpina che accomuna tutti gli
ambiti vallivi di questo complesso sistema, siano essi collocati in
Piemonte, in valle d’Aosta o nelle francesi valli dell’Arc e dell’Isère.
In un mondo divenuto globale nel volgere di pochi anni si sta
lentamente riscoprendo il valore degli ambienti appartati della
montagna, magari marginali, nell’ambito dei quali l’aspetto
conservativo non riguarda soltanto la salvaguardia di specie animali o
vegetali a rischio di estinzione, bensì le tradizioni della vita
quotidiana e la cultura di un popolo che di volta in volta in questo
ambiente ha trovato cibo, risorse di varia natura o semplicemente
rifugio, oppure ne ha fatto una barriera contro gl’invasori o ancora,
in esso si è celato per mitigare la prepotenza di sistemi di governo
eccessivamente rapaci. |
Volumetto divulgativo formato 17x24
cm, pagine 48
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2004
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Pittori canavesani
Il lavoro, coordinato da Marco Cima è firmato a molte mani.
La pittura, arte figurativa per
eccellenza, in terra canavesan, nell'ultimo secolo, ha trovato
esponenti di sicuro rilievo, con posizioni non secondarie nella storia
dell'arte internazionale.
Il piccolo volume accompagna la prima
mostra d'arte realizzata a Cuorgné nei locali restaurati della
Manifattura, dove anni dopo sarebbe sorto il Museo d'Arte Carlin
Bergoglio.
Si tratta di un'anticipazione significatva con la quale si sono
valutate le consistenze del patrimonio, anche stimendo ciò che il museo
deve ancora realizzare.
La struttura del libro è incentrata
soprattutto sulla schedatura delle
opere in mostra, dove il lettore può trovare piccole e grandi sorprese,
come ad esempio il genio del frassinettese Carlo Bonatto Minella morto
giovanissimo che lascia pochissime opere, alcune delle quali però
anticipano tagli impressionisti di quasi un ventennio. Gli fa da
contraltare lo sfortunato artista Lino Grignolio, il quale, nonostante
l'innegabile talento è morto anche lui giovane in assoluta povertà. Si
tratta di una piccola
antologia della pittura canavesana composta per la prima volta con
opere realizzate nel secolo compreso tra il 1870 e il 1970. |
Volume divulgativo formato 17x24
cm, pagine 96
Oltre 150 illustrazioni (tutto in quadricromia)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus
Torino, 2014
Volume divulgativo formato 17x24 cm, pagine 104 Oltre 82 illustrazioni (tutto in quadricromia) Pubblicato per i tipi delle Edizioni Nautilus Torino, 2023
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Città e Campagna
Questo piccolo volume accompagna la
fondazione del Museo d'Arte Carlin Bergoglio, dove si sono concentrate
oltre 200 opere del singolare giornalista e pittore che per un
decennio, tra il 1949 e il '59 ha brillantemente diretto il quotidiano
sportivo "Tuttosport". Si tratta di un omaggio che la sua città offre
al singolare artista che non ha mai venduto un solo quadro a oltre
cinquant'anni dalla morte. Carlin Bergoglio non dipingeva per il
mercato, bensì per se stesso e per i suoi amici ai quali, con estrema
parsimonia, di quando in quando regalava un'opera.
Il volume indaga soltanto un parte dell'immensa produzione artistica di
Carlin Bergoglio poiché non considera il grande patrimonio di
caricature sportive pubblicate nei giornali specializzati del suo tempo.
Il catalogo presenta tutte le opere esposte nel Museo, dalle quali emerge
una singolare serie di paesaggi, sia di città, sia di campagna, oggi
irrimediabilmente compromessi dallo sviluppo urbanistico caotico degli
anni del Secondo Dopoguerra.
Nella pittura di Carlin ricorrono i
paesaggi del Cuorgnatese che lui frequentava nel tempo libero, ma anche
gli scorci della città e quelli dei quartieri di Torino dei suoi
itinerari abituali. Più rari, ma non meno interessanti, alcuni scorci
di luoghi che frequentò per ragioni giornalistiche sportive.
La Collezione Thesia
Il volume monografico presenta la sezione museale Thesia derivante dal lascito di Maria Ludovica Thesia, donna colta, legata alla sua terra d’origine, con una grande sensibilità per l’arte. Il lavoro analizza 38 opere di sei diversi pittori di cui 4 ottocentisti che vanno da Carlo Bonatto Minella e Lino Grignolio. Oltre all’indiscusso capolavoro “La toeletta” di Carlo Bonatto Minella, finalmente offerta al pubblico in via definitiva nella terra del suo autore, il Legato ha condotto a Cuorgnè quattro opere di Emilia Rossotti Ferrettini, una valente pittrice torinese poco conosciuta. Accanto a queste, l’opera di Giacomo Grosso, degna dei più importanti musei del Piemonte e una ricca sezione di opere di Eugenio Gays, ultimo giovanissimo esponente della Scuola di Rivara, che proprio a Cuorgnè concluse il suo cammino umano, in un momento nel quale le Avanguardie avevano definitivamente sbaragliato i movimenti figurativi ai quali la sua arte si era ispirata.
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Riedizione curata da Marco Cima del Trattato di metallurgia del XVII secolo
di Marco Antonio Della Fratta Montalbano
Formato 17x24 cm, ristampa anastatica
Pubblicato per i tipi dell’Insegna del Giglio,
Firenze, 1985
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Pratica Minerale
Marco Cima ha curato la
ristampa anastatica dell’unico trattato di mineralogia e metallurgia
del XVII secolo, redatto dal tecnico bolognese Marco Antonio Della
Fratta Montalbano.
Sappiamo pochissimo di questo autore che ebbe una vita avventurosa,
frequentando molti ambienti produttivi della dell’Europa Centrale.
Rimasto orfano all’età di undici anni legò le sue fortune a Gaspare
Graziani che diverrà principe di Moldavia, per cadere ben presto in
disgrazia. Successivamente viaggerà in Germania, Ungheria e Polonia,
dove soggiornò per lungo tempo venendo anche insignito del titolo di
marchese dal re Giovanni Casimiro per aver prestato la sua opera come
metallurgista. E fu presumibilmente questa la ragione che lo spinse a
redigere il trattato.
Nonostante le lunghe permanenze all’estero, i suoi legami con l’Italia
rimasero comunque solidi, tant’è che nel 1670 sposò Francesca di
Annibale Ghirardelli dalla quale nacque Castore, ricordato come poeta e
astrologo, oltreché uomo d’arme e professore di architettura militare.
Negli stessi anni lavorò presumibilmente nel ducato di Parma e
Piacenza, sotto la protezione del duca Ranuccio Farnese.
La riproduzione anastatica del trattato
è preceduta da un saggio con il quale l’autore analizza gli elementi di
novità tecnologica della Pratica Minerale.
Conclude l’opera un glossario completo dei termini tecnici antichi,
particolarmente utile per comprendere il testo secentesco. |
Ristampa anastatica del saggio del geologo e archeologo Bartolomeo Gastaldi
Formato 23x32 cm, pagine 120 + 10
planches litografiche
dizioni Lions Club Alto Canavese, Castellamonte,1986
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Iconografia di alcuni oggetti di remota antichità rinvenuti in Italia
Il volume in
ristampa anastatica, curato da Luigi Fozzati e Marco Cima, riguada il principale saggio di uno dei padri dell'archeologia
preistorica italiana, il geologo Bartolomeo Gastaldi. “Iconografia di
alcuni oggetti di remota antichità rinvenuti in Italia”, compare a
Torino nel 1869 presso la prestigiosa sede delle Memorie della Reale
Accademia delle Scienze. Il lavoro svela al mondo intellettuale del suo
tempo i valori formativi della terra piemontese nel vasto contesto
della civiltà europea. La ristampa del testo è stata curata con
l’intento di offrire ad archeologi e cultori della materia
l'opportunità di approfondire le conoscenze dei primi passi
dell’archeologia, ai quali si offre un prezioso strumento di studio e
di consultazione di un lavoro ormai scomparso dal normale circuito
librario. La ristampa ha potuto realizzarsi grazie all'autorizzazione
rilasciata dall'Accademia delle Scienze per interessamento del
professor Tullio Regge e al Museo di Cuneo che ha messo a disposizione
la copia dalla quale trarre la ristampa anastatica.
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Resoconto di scavo
Formato 17x24 cm, pagine 156
Edizioni Corsac,
Cuorgné, 1986
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Belmonte alle
radici della Storia – Ricerca su una comunità preistorica nelle Alpi
Occidentali
Il volume rappresenta il rapporto
scientifico sugli studi e gli scavi condotti al sito del Bronzo Finale
di Belmonte attuati con due campagne di scavo, circa 30 rilevamenti sul
terreno e numerosi sondaggi, attraverso i quali è stato possibile
raccogliere una grande massa di dati.
Nel 1982, quando si sono pianificate due campagne di scavo
stratigrafico, diversi interventi sul terreno erano già stati svolti,
talora in maniera poco controllata, oltre dieci anni prima, in
occasione degli scavi ai depositi altomedievali. Di questi non avevamo
che una vaga idea e non essendoci nulla di pubblicato, il recupero
delle informazioni è passato attraverso la paziente rilettura dei dati
su sommari appunti di scavo e la testimonianza di chi ha partecipato
direttamente alle attività. Di queste fasi il volume fornisce una
trattazione talora sommaria e forse anche lacunosa, ma ciò rientra
nelle scelte del gruppo di lavoro di non riferire informazioni di cui
non si ha la certezza scientifica.
Questo libro, scritto per collocare la stazione di Belmonte nel vasto
panorama archeologico del Bronzo Finale - Ferro dell'ambiente
padano-alpino, vuole avere un risvolto anche divulgativo, fornendo
talora informazioni sull'organizzazione della vita delle comunità.
Queste, se possono sembrare ridondanti e talora banali allo studioso,
favoriscono la lettura a chi non si occupa direttamente di archeologia
preistorica. Si è così composto un tassello in più relativamente a una
regione tradizionalmente povera di dati, quale il Piemonte
nord-occidentale. Viceversa, per la gente del Canavese rappresenta
forse la scoperta di oltre 1.000 anni di storia inedita, delineata a
tratti sommari, secondo quanto consente l'indagine archeologica.
Il lavoro, promosso
e continuamente sostenuto dalla Soprintendenza Archeologica del
Piemonte, ha beneficiato del contributo di illustri studiosi come
Francesco Carraio e Renato Nisbet, che hanno scelto di pubblicare qui
ricerche che avrebbero avuto un senso altrettanto compiuto e forse
maggior seguito, in altre sedi. A questi va il più sentito
ringraziamento del curatore. |
Resoconto di ricerca a carattere
territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 102
Edizioni All’Insegna del Giglio,
Firenze, 1985
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Mastri Ferrai in
terra canavesana – il caso della comunità di Brosso nelle Alpi
Canavesane
L'idea di investire in una ricerca sulle
radici dell'industria canavesana obbedisce al desiderio di comprendere
le premesse storiche di un fenomeno divenuto dominante nelle fasi
dell’industrializzazione.
A fronte di un problema con profonde radici nella storia dell'uomo,
l'archeologia, intesa come strumento di studio delle testimonianze non
scritte, ha rappresentato l'elemento portante della ricerca, trovando
altresì una larga integrazione con l'indagine storica.
L'intervento è concentrato sul caso di studio offerto dalla piccola
comunità di Brosso che consolida un sistema industriale con largo
anticipo sulle più consistenti esperienze settecentesche, mancando poi
- quasi inspiegabilmente - all'appuntamento della grande crescita della
struttura industriale in formazione nell'Italia del Risorgimento.
Il tessuto produttivo cresciuto attraverso il Medioevo e i primi secoli
dell'Età Moderna, riguarda una stretta integrazione tra industria
metallurgica e attività agro-silvo-pastorali legate alla produzione dei
beni alimentari indispensabili alla sopravvivenza della comunità.
La soluzione adottata dal "centro industriale" di Brosso è quella di un
sistema chiuso e protetto entro cui le novità tecnologiche si fanno
strada a fatica.
Un concorso di circostanze piuttosto
complesso ed ancora non completamente compreso provoca il collasso
dell'intero sistema nel volgere di pochi decenni all'inizio del secolo
XIX senza che ulteriori fasi d'industrializzazione si sovrappongano
alle strutture materiali abbandonate. Queste evidenze, insieme con una
discreta documentazione storica del fenomeno, hanno costituito un "caso
di studio" storico-archeologico di particolare rilievo. La sua
rilettura ha fornito l'occasione per scrivere pagine inedite di storia
industriale. |
Resoconto di ricerca a carattere
territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 144
Edizioni Corsac,
Cuorgné, 1984
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Dal villaggio alla
malga – per un’archeologia degli insediamenti storici in valle Orco
(Scavi a Uvera e Pian Cravere)
l volume è curato da David Andrews e Marco Cima. I rapporti scientifici contenuti in
questo volume riguardano ricerche condotte negli anni 1979-80,
nell'ambito delle attività del centro CORSAC secondo il progetto di
antropologia globale «Orco Alto Canavese» ideato da Francesco Fedele.
Scopo delle ricerche incentrate su due diversi abitati storici, è stato
quello di indagare le forme d'insediamento minore legate alle attività
agro-silvopastorali.
Poiché la scelta dei casi di studio non ha obbedito a criteri di
singolarità, il significato dei risultati ottenuti assume un valore
paradigmatico per l'intero ambiente alpino.
Le due monografie, pur investendo aspetti fondamentali della presenza
umana nelle Alpi, non esauriscono il problema dell'analisi di un
modello insediativo, bensì si limitano a un primo contributo che
richiederà ulteriori ricerche su forme differenti di antropizzazione.
Lo strumento dell'archeologia,
impiegato nella rilettura delle strutture materiali di un abitato
fossile, ha consentito la ricostruzione degli agglomerati e una visione
d'insieme della dinamica evolutiva. Questo ha contribuito in maniera
determinante, a creare un primo repertorio riferibile agli ultimi
secoli, particolarmente completo per quanto attiene alle forme
vascolari. In secondo luogo ciò ha consentito di sperimentare una
metodologia interdisciplinare che vede coinvolte la ricerca storica,
l'archeologia e l'indagine architettonica. Parallelamente ne è
scaturito il superamento dello studio degli insediamenti sulla base
della semplice indagine delle strutture erette.
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Resoconto di ricerca a carattere
territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 130
Edizioni Regione Piemonte,
Torino 1986
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Mastri Ramai in
Terra Canavesana – il caso delle valli Orco e Soana nelle Alpi
Occidentali
Il volume presenta i risultati di
un’ampia ricerca storico-archeologica che investe in particolare la
Valle Orco, dove si trovano importanti distretti minerari che risalgono
all’antichità e grandi strutture produttive.
I villaggi della valle Orco sono patria di magnani e paiolai, artigiani
itineranti che sin dal Medioevo, generazione dopo generazione, hanno
raggiunto le principali piazze dell'Europa esportando il lavoro della
valle. Questa tradizione profondamente radicata ha superato le barriere
del tempo, infatti dei 26 artigiani ramai tuttora iscritti negli albi
provinciali delle imprese artigiane del Piemonte, ben 15 hanno un nome
tipico della valle Orco, riscontrabile sull'elenco telefonico.
La ricerca, oltre a focalizzare gli interessi sulla tecnologia, ha
cercato di indagare l'ambiente sociale nel tentativo di integrare
strettamente l'indagine archeologica con la ricerca storica. Ne è
scaturito un lavoro a molte mani, lontano dall'essere esauriente,
maggiormente teso a porre i problemi che a proporre soluzioni. Molti
dei casi di studio riportano al XVIII secolo e ciò consente di
localizzare l'attività dei ramai nel principale momento formativo
dell'industria moderna.
Future ricerche risponderanno forse ai
molti interrogativi ancora aperti. Nel frattempo riteniamo di poter
offrire al lettore una nuova pagina di storia del lavoro umano. |
Resoconto di ricerca a carattere
territoriale
Formato 17x24 cm, pagine 300
Edizioni All’Insegna del Giglio,
Firenze, 1981
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Archeologia e storia
dell'industria di una valle
Analizzando il minuscolo contesto
ambientale di una piccola valle secondaria del sistema idrografico del
Gran Paradiso Cima estrapola un documento storico-archeologico dei
sistemi produttivi pre- e protoindustriali analizzandone nel dettaglio
le strutture materiali e con esse ricostruisce i processi produttivi.
Il quadro di riferimento è quello dell’archeologia, attraverso i cui
strumenti vengono studiati i diversi sistemi produttivi in riferimento
agli azionamenti idraulici attivati mediante la creazione di appositi
canali di gronda capaci di alimentare complessi sistemi meccanizzati
per l’azionamento delle ruote idrauliche.
Il lavoro vuole essere uno studio paradigmatico, attraverso il quale si
dimostra come sia possibile studiare i sistemi produttivi
sette-ottocenteschi con gli stessi strumenti d’indagine
dell’archeologia.
Il pregio di questo lavoro è stato quello di conciliare le osservazioni
archeologiche sul terreno, con i dati economici riguardanti il
territorio, producendo una sintesi difficilmente replicabile, proprio
per le peculiarità del territorio preso in esame, che contiene al suo
interso, tutte le fasi tipiche dell’industrializzazione di un
territorio, da quella preindustriale in poi.
Il volume contiene altresì una nutrita
serie di schede tecniche redatte per singole unità produttive o
elementi di sistema, che rendono il lavoro leggibile con particolare
chiarezza anche dal punto di vista tecnologico.
Attraverso l’analisi dettagliata delle
culture materiali l’autore giunge alla ricostruzione funzionale di
molti macchinari tradizionali di cui non si conservano che pochi
elementi.
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Volume divulgarivo
Formato 21x21 cm, pagine 120
Edizioni Lions Club Alto Canavese, Castellamonte, 1981 |
Vicende dell’Uomo in Valle
Orco
Il volume, redatto a più mani, presenta un lavoro a molte
mani, scaturito da studi e ricerche condotte sul territorio
alto-canavesano. Il lavoro è stato concepito con un taglio divulgativo
al fine di giungere a vasti strati di pubblico, comprese le scolaresche
che in modo particolare possono trarre profitto da un'adeguata
informazione sulla storia dell'uomo riferita all'ambiente in cui
vivono.
Il tentativo, qui perseguito, di fornire una lettura del territorio
attraverso le vicende dell'uomo ha permesso la stesura di una «guida»
di carattere antropologico della valle che si sviluppa nell'analisi
delle varie componenti della società umana la quale, per decine di
secoli, ha popolato l'ambiente modificandone spesso la connotazione per
adattarlo alle esigenze di vita delle singole comunità.
Ogni autore, nel trattare la preistoria,
la storia, l'etnologia e l'antropologia della Valle Orco, si è basato
per larga misura sui dati e le conoscenze scaturite da recenti studi
avviati a partire dal 1978. I «casi di studio» che ogni contributo
contiene, pur esposti su un piano generale, rappresentano un quadro
complessivo delle ricerche. |
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